• Gli italiani sono infelici, ma hanno la "forza mite" capace di farli stare meglio. La tesi è di Emanuele Trevi su La Lettura del 9.12: non servono le primavere politiche, basta la convinzione di "possedere una vita propria, inviolabile, irripetibile". Si mettono da parte le regole del mondo "per inventarne altre, più ricche di felicità e di giustizia". Come dimostra un giovane di Gioiosa Ionica, Vincenzo Linarello: guida una cooperativa che produce frutta e tessuti preziosi per combattere il lavoro nero e lo strapotere della 'ndrangheta. Usa una tecnica semplice: quando parla con qualcuno lo guarda negli occhi. "Ecco la storia più bella che si possa raccontare sull'Italia", conclude Trevi.
    Dalla cronaca alla storia, attraverso un libro, "Pinocchio", condannato al ricordo per quel naso allungato se lui dice bugie. Una nuova prefazione a cura di Mario Vargas Llosa, uscita in anteprima su Domenica-Sole 24 Ore sempre il 9 scorso, ci obbliga a cambiare ottica di lettura. Il volume di Collodi diventa "un'etica per l'Italia", come dice il titolo a piena pagina, spaventando non poco a prima vista. Infatti esso potrebbe significare che il nostro è il Paese dei Bugiardi. Invece presenta una suggestione che è anche politica. Pinocchio ci mostra che "possiamo essere migliori di quello che sembriamo", se facciamo "appello alla forza nascosta del bene e della verità" che s'annida in noi.
    Le due pagine di Trevi e di Vargas Llosa sono di conforto davanti alle cronache avvilenti della crisi politica, con le dimissioni annunciate sabato 8 sera dal presidente del Consiglio. Mario Monti non ha perso il tradizionale modo di punzecchiare chi gli pesta i piedi. Prima si è definito pallido perché il Re Sole si è allontanato da lui. Poi, senza enigmi, ha detto chiaro e tondo il suo pensiero su Alfano, segretario del Pdl, "sempre gentile e premuroso": le sue ultime parole sono state liquidatorie e persino insultanti, per cui Monti ha maturato la decisione di andare al Quirinale aprendo la strada alla crisi di governo ed alle elezioni.
    All'immagine di Berlusconi come il Pinocchio dal naso lungo ha alluso senza mezze parole Mario Calabresi, direttore de La Stampa, di solito conservatrice e prudente. Egli, ha scritto, "è anche il premier che aveva lasciato l'Italia sull'orlo del baratro". Ora siamo tornati "nell'emergenza e in preda agli spasmi della peggiore politica". Forse è venuto il momento di sperare nel Pinocchio secondo Vargas Llosa. [Anno XXXI, n. 1107]

    Antonio Montanari
    (c) RIPRODUZIONE RISERVATA
    "il Ponte", settimanale, n. 45, 16.12.2012, Rimini

     


    votre commentaire
  • A contestare lo Stato questa volta sono i suoi stessi rappresentanti locali, non studenti od operai. Seguo la successione dei fatti. Il primo nel parlare è l'esponente più alto in grado, il prefetto Claudio Palomba. Giovedì 29 novembre rilascia un'intervista, nel suo ruolo di presidente del sindacato dei prefetti, attaccando duramente le decisioni del governo in materia di revisione della spesa pubblica: "Questi interventi sono il presupposto per sfasciare il sistema della sicurezza sul territorio, la più prossima ai bisogni dei cittadini". Palomba aggiunge anche che il problema tocca molto da vicino Rimini, una città per svariati mesi all'anno con una popolazione come Milano.
    Sabato 1° dicembre il prefetto Palomba interviene poi alla presentazione del rapporto sulla diffusione della mafia nella nostra Regione, organizzato dalla Associazione Libera di don Luigi Ciotti, e sostenuto dalla Cgil. Sul tema il prof. Enzo Ciconte sottolinea che a Rimini non sono state mai prese posizioni nette. Ha ragione. Il 4 maggio 2010 il futuro sindaco Gnassi sul tema ha parlato di "fattoidi", cioè di cose non vere ma inventate. Dunque, sabato Palomba osserva che sino a pochi anni fa da noi era difficile che il tema venisse preso in esame. E che il fenomeno mafioso in alcuni settori come l'edilizia "è abbastanza radicato".
    Ma a prendersela con lo Stato, sui giornali di domenica 2, sono anche il presidente della Provincia di Rimini Vitali ed il sindaco Gnassi. Il tema è quello della possibile proroga per 30 anni delle concessioni balneari, con la gara spostata dal 2015 al 2045. Vitali spiega: "Stiamo assistendo ad uno spettacolo di dilettanti allo sbaraglio che pagheremo noi cittadini, sulla nostra pelle". Stesse parole appaiono nell'intervista del sindaco Gnassi con Franco Giubilei de La Stampa: "Dilettanti allo sbaraglio e demagoghi". Poi aggiunge che a guadagnarci c'è soltanto "qualche parlamentare che tira a campare col consenso a breve termine", mentre a rimetterci ci sono sicuramente gli operatori balneari: "Facciamo i levantini del Mediterraneo, siamo alla farsa".
    A prefetto, presidente della Provincia e sindaco, non interessa giustamente nulla del mio applauso da inutile cronista. Aggiungo soltanto che, se le stesse cose le avesse dette in pubblico un semplice cittadino, sventolando uno striscione od alzando la voce per farsi sentire, si sarebbe preso una solenne ramanzina, per essere ottimisti grazie al clima pre-natalizio. [Anno XXXI, n. 1106]

    Antonio Montanari
    (c) RIPRODUZIONE RISERVATA
    "il Ponte", settimanale, n. 44, 09.12.2012, Rimini


    votre commentaire
  • La ministra degli Interni Anna Maria Cancellieri ci aveva preso il 22 novembre dicendo d'avvertire il rischio d'infiltrazioni violente nelle manifestazioni studentesche. Aveva precisato che pensava ai "movimenti antagonisti". Che, aggiungo, vedono nel menar le mani lo strumento per realizzare una rivoluzione. Non dico "la rivoluzione", perché ce ne sono di diverso orientamento politico, e quindi se usiamo l'articolo determinativo dobbiamo poi chiederci se sia di destra o sinistra. Noi italiani un po' vecchi sappiamo che il mostro anarchico per le bombe di Piazza Fontana a Milano il 12 dicembre 1969, non c'entrava nulla in quella terribile storia.
    Se restiamo sul generico, parlando del sogno o progetto di una (qualsiasi) rivoluzione, lo facciamo a ragion veduta, avendo letto una cronaca di Marco Ludovico nel Sole 24 Ore di domenica scorsa, sui cortei romani del giorno prima. Gli osservatori più attenti della Pubblica sicurezza si stanno ponendo un altro tema, dopo che tutto è filato liscio: "La suggestione di una regìa occulta dietro i movimenti violenti di piazza da oggi è diventata più forte".
    L'augurio che facciamo a tutti noi, è che quella suggestione convinca a cercare, vicini o lontani, quanti hanno interesse a trasformare i cortei che possono andare tutte le volte lisci, in qualcosa di troppo gasato da provocare guasti politici. Sui giornali del 23 novembre, le cronache da Roma hanno offerto qualcosa di terribile. Il tifoso di una squadra di calcio inglese è stato ridotto in fin di vita, e cori antisemiti hanno accompagnato la partita della Lazio. Tutto è accaduto in uno strano modo. La caccia all'uomo è andata avanti per venti minuti, prima dell'intervento delle Forze dell'ordine.
    Dopo i cortei lisci del 24, la ministra ha detto che la democrazia aveva vinto. Ma non tutti erano egualmente soddisfatti. Uno dei più noti editorialisti del CorSera, Antonio Polito, il 25 sotto un titolo potente e gasato (ma si sa, la colpa non è sua: "Gli studenti disobbedienti ai profeti dei disordini") osservava che in piazza c'erano stati degli estremisti, "gente abbastanza in là negli anni" che sfilava al grido di "È finita la pazienza, insegniamo disobbedienza". I maestri di disobbedienza civile non sono mai stati cattivi maestri, perché essa in certi passaggi della Storia si offre come una virtù. Polito invece fa il profeta di sventura. Imita il ministro Maroni che spaventava, ipotizzando atti di terrorismo internazionale. [Anno XXXI, n. 1105]

    Antonio Montanari
    (c) RIPRODUZIONE RISERVATA
    "il Ponte", settimanale, n. 43, 02.12.2012, Rimini


    votre commentaire
  • Ovunque si parla di crisi. Ma le tv più popolari nelle ore di massimo ascolto preferiscono addormentare la gente con la cronaca nera. Un titolo ovvio su La Lettura del 18 scorso, "La recessione aiuta i ricchi", nasconde una proposta rivoluzionaria: per superare la crisi che blocca la mobilità sociale, il Nobel per l'Economia James Heckman, citato da Federico Fubini, propone di investire sull'istruzione infantile.
    Lo stesso giorno su La Stampa, Agnese Moro recensiva il libro di Giancarlo Visitilli ("È la felicità, prof?"), dedicato ai ragazzi delle scuole superiori: sono giovani "chiusi nelle pareti di vetro della nostra indifferenza e della nostra incapacità di comunicare". Per cancellare quelle pareti occorrerebbe investire sull'educazione degli adulti, aggiungo ispirandomi ad Heckman. Ma siano capaci, noi adulti, di ascoltare i giovani senza pretendere che la nostra età e l'esperienza li obblighi ad ascoltare in silenzio chi sale sempre in cattedra soltanto perché è vecchio?
    Un Grande Vecchio come il presidente della Repubblica il 15 novembre ci ha offerto una lezione controcorrente parlando a Roma agli Stati Generali della Cultura, con un lungo discorso che tocca anche i temi economici. Lo riduco in pillole con sole due citazioni: non si può tagliare la spesa pubblica senza scegliere; questo compito tocca alla politica, ricordando che si tratta non di fare i ragionieri, ma di ragionare, "che sono due cose diverse".
    A Venezia, al "Salone europeo della cultura" (23-25 novembre) sabato 24 interviene Ilaria Capua, una scienziata diventata famosa in tutto il mondo per aver rotto le convenzioni del corpo accademico internazione nel 2006, con la decisione di render nota a tutti la sequenza genetica del primo virus dell'aviaria che lei stessa aveva decodificato. Anche lei ha partecipato agli Stati Generali romani, in una tavola rotonda su "Cultura, emergenza dimenticata del Paese". La sua esperienza rivoluzionaria e le parole di Napolitano, ci obbligano a fare i conti per cancellare non le pareti di vetro ma le pareti di spessi mattoni che nascondono il bene comune della Scienza, della Ricerca, della Cultura, spesso utilizzate anche per agire in maniera sporca come lo scandalo nella Sanità modenese conferma.
    Ecco perché con enorme tristezza ricordiamo le immagini dei volti sanguinanti dei giovani non violenti malmenati, mentre quelli violenti se la cavano sempre, come se la Fortuna avesse dato loro un lasciapassare. [Anno XXXI, n. 1104]

    Antonio Montanari
    (c) RIPRODUZIONE RISERVATA
    "il Ponte", settimanale, n. 42, 25.11.2012, Rimini


    votre commentaire
  • Non farà più battute, il presidente del Consiglio professor Mario Monti: lo ha promesso in un'intervista a Federico Fubini del CorSera. Si è giustificato: era "abituato a parlare davanti ad un pubblico più limitato e spesso anglosassone, dove la battuta e l'ironia sono elementi essenziali". Un Paese come l'Italia, ci permettiamo di aggiungere, di battute in questi ultimi anni ne ha sentite troppe. Molti ne pagano le conseguenze, altri ne godono ancora i benefici.
    Una volta una ragazza parlò per strada a Berlusconi del lavoro che manca, e si ebbe in risposta un consiglio da vecchia zia ottocentesca: cercare un marito ricco. Ad un processo milanese che lo riguarda, sfilano oggi delle signorine, dette Olgettine dal nome della via in cui sono ospitate. In cambio di nulla, continuano a ricevere da lui 2.500 euro al mese.
    Sabato 10 novembre, accanto alla loro storia, sui quotidiani c'erano in rilievo altre due notizie, le tasse che Obama minaccia ai ricchi, e le dimissioni del capo della Cia. Al quale l'Fbi ha fatto pagare il disastro di Bengasi (dove l'11 settembre scorso fu ucciso l'ambasciatore Usa in Libia), sotto le mentite spoglie di una vicenda sessuale. Che indigna e fa dimenticare i veri problemi.
    La notizia più vergognosa di sabato 10 era quella sullo scandalo al reparto di cardiologia del Policlinico di Modena, con l'arresto di nove medici specialisti. Ogni battuta anglosassone sul fatto, sarebbe oscena. Tranne quella che sottolineasse come la storiaccia italiana sembra ispirata ad un modello americano della sanità che vuole arricchire i privati e far morire i poveri. Obama, osserva Massimo Mucchetti sempre sul CorSera, ha compreso che lo Stato può portare libertà se cura "la bimba di Chicago con la leucemia ma senza i soldi per la polizza", facendo sparire un sistema sanitario "disumano e insensato".
    Da noi Monti vuol chiudere molti ospedali. Per i quali sino all'altro ieri sono stati spesi tanti bei nostri soldini. Al governo ha risposto in proposito il presidente della Repubblica: il servizio sanitario del 1978 è una conquista per il progresso del Paese, voluta da tutte le forze politiche. La salvaguardia di questa conquista dev'essere compatibile con la "selezione e riduzione" della spesa pubblica. Ovvero, occhio a come si agisce. Per fare una battuta speriamo anglosassone, è meglio un letto d'ospedale in più che un letto d'albergo per i politici di Parlamento o Regioni che ricevono ricchi rimborsi spese. [Anno XXXI, n. 1103]

    Antonio Montanari
    (c) RIPRODUZIONE RISERVATA
    "il Ponte", settimanale, n. 41, 18.11.2012, Rimini


    votre commentaire


    Suivre le flux RSS des articles de cette rubrique
    Suivre le flux RSS des commentaires de cette rubrique