• Uno Bianca, 25 anni dopo: le iniziative per un "non mistero".

    Questo il titolo offerto da Newsrimini (23.10.2019) per presentare il convegno intitolato
    "I falsi misteri d’Italia e il caso della Uno Bianca, 25 anni dopo gli arresti".

    Sul tema rimandiamo al nostro archivio.

    Una citazione del 2007 da «Repubblica» di Bologna.
    Si tratta di un articolo che recensisce il libro «Uno bianca e trame nere» di Antonella Beccaria (ed. Stampa Alternativa).
    Lo ha scritto una agente di Polizia, Simona Mammano: «Una (questione irrisolta) per tutte: come è stato possibile che un commando di assassini potesse operare indisturbato per così tanto tempo?».
    Simona Mammano aggiunge: «Questa, dunque, è una storia scandita da errori, valutazioni sbagliate, depistaggi palesi e false testimonianze».
    Una storia che riguarda anche la politica della nostra Repubblica. Prima, seconda o terza, non fa differenze.

    Ed infine due pagine:
    La banda della "Uno bianca" (2018)
    "Uno bianca", l'Italia "nera" dei misteri (2010)

    Antonio Montanari


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  • Quell'iscrizione in ebraico...L'iscrizione in ebraico, di cui si recentemente parlato a Rimini, fu venduta all'inizio del 1600 a Giovanni Antonio Rigazzi.

     

     

    Essa apparteneva alla "sinagoga vecchia" in contrada San Silvestro.
    Nel secolo successivo passò nella casa di Giovanni Bianchi (1693-1775). Il legame tra Bianchi ed i Rigazzi, sta nel fatto che suo padrino al battesimo fu il "medicho" Giuseppe Rigazzi, figlio di Giovanni Antonio e Bartolomea Benzi, vedova di Pietro Belmonti.
    Nel 1610 Francesco Rigazzi, dopo aver diseredato il figlio Giovanni Antonio (un bastardo criminale, lui lo definisce), lascia usufruttuaria la moglie Portia Guiducci. Alla di lei morte, i beni finiranno ai Gesuiti. 1719, la chiesa dei Gesuiti.

    Storia degli Ebrei a Rimini 1015-1799
    Serie completa degli scritti.


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  • Due pagine di denuncia della crisi della Scuola italiana. La Repubblica del 28 agosto intitola: "Dai congiuntivi alle percentuali quando l'asino è l'aspirante preside"
    Il 31 agosto sul "Corriere della Sera" leggiamo: "Io, mamma di tre figli. I miei anni controcorrente nella giungla della scuola".
    Si tratta di Giancarla Manfredi di Bologna. Dal suo testo citiamo un passo: "...ho potuto toccare con mano tutte le scellerate e devastanti riforme scolastiche che la scuola e l'università hanno subito. Io ho un'istruzione di scuola superiore e un diploma regionale convertito in laurea triennale e già per esperienza personale avrei molto da commentare sulla facilità di ottenere la conversione, ma diciamo che può essere lecito facilitare chi lavora e deve mantenere una famiglia. Non è lecito ma miope e scellerato rovinare un sistema scolastico. Io credo che se interrogassimo uomini dell'età di mio padre (anni 84, diploma di perito elettrotecnico alle Aldini di Bologna dell'epoca) e un neodiplomato di oggi in una qualsiasi materia di cultura generale, loro gli darebbero dei grossi punti".
    Infine: "Quasi nessuno ormai raggiunge obiettivi un tempo ritenuti prestigiosi come una laurea con sacrificio, e la convinzione che tanto sia un pezzo di carta vuotamente avallata dall’Ignoranza imperante fa sì che sia tutto dequalificato...".

    Torniamo all'articolo di Repubblica, scritto da un linguista e docente universitario, Massimo Arcangeli: "Nel corso della mia carriera non mi è mai capitato di trovarmi di fronte a candidati a un concorso così importante che fossero tanto deboli, sprovveduti o impreparati come quelli, purtroppo numerosi, cui abbiamo dovuto negare l’accesso al ruolo di presidi. Alcune eccellenze non sono mancate, soprattutto fra gli aspiranti più giovani, ma fra chi ha dichiarato di non conoscere nulla della lingua straniera scelta, e chi non sapeva cosa stesse scrivendo o dicendo mentre parlava o scriveva, non abbiamo talora saputo dove metter le mani. In alcuni casi — i compiti sono lì, disponibili per futuri collettori di castronerie — non abbiamo creduto ai nostri occhi."
    Antonio Montanari


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  • Ringrazio Pietro Caricato per il fondo di sabato 17 agosto 2019
    Lettera al "Corriere Romagna", pubblicata il 19 agosto 2019

    Come cittadino e come lettore desidero ringraziare Pietro Caricato per il fondo di sabato 17 agosto, che si conclude con un interrogativo che non è retorico ma drammatico: "Possibile che non ci siano persone serie" da votare?
    Ci hanno insegnato in anni lontani (cito da un volume del 1962...) che l'interrogazione detta "retorica", sotto apparenza di domanda, afferma o nega vivacemente.
    Caricato sostiene che bisogna cercare persone serie da votare e far lavorare in politica. Ma qui sta il problema: per queste "persone serie" ci sono spazi e strade per potersi formare, lavorare ed emergere? La nostra società "digerisce" la serietà, permette che essa costruisca il futuro?
    Il discorso sarebbe lungo e triste e, soprattutto se fatto da un cittadino "qualsiasi", corre il rischio di apparire frutto di incapacità intellettuale perché non si accetta la regola che "chi vince merita" al posto dell'antica massima che "chi merita vince".
    Mi fermo qui per non apparire tedioso e quindi essere cestinato. Buon lavoro.
    Antonio Montanari


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  • ARCHIVIO MALATESTI del 2017Abbiamo riorganizzato tutti gli archivi del Rimino realizzati nel 2017.

     

     

     

     

     

     

     

    Si leggono partendo da questa pagina.

    ARCHIVIO MALATESTI del 2017


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