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  • A proposito di Rimini e massoneria, e di quanto appare in una precedente nostra pagina, ecco altri due testi.

    Tama 785 [10.12.2000]
    Caduta massi

    Voi non lo sapete, ma il Tempio Malatestiano fu dedicato ad un culto massonico. Non impazzisco, il discorso è serio, la teoria è di una persona che, stando a voci circolanti in città, dovrebbe allo scopo produrre il suo bravo libro, con la dimostrazione che anche Sigismondo era iscritto ad una qualche Loggia, come alcuni nostri contemporanei.
    Non sono un esperto dell'argomento, ma ora ne so qualcosa di più grazie ad un bel volume appena pubblicato anche a spese del nostro Comune, cioè gli Atti del Convegno su Aurelio Bertola, tenutosi due anni fa. Tutto quanto, o quasi, si trova in questo testo è un inno alla Massoneria. Vedere ad esempio il secondo saggio dove si citano riflessioni non del nostro poeta ma che “debbono averlo accompagnato tra Pavia e Milano” (in mancanza della Settimana enigmistica): qui leggiamo che nel 1785 la Chiesa era accusata di non far più miracoli e che lo Spirito Santo dopo, aver abbandonato i preti, attraverso percorsi nascosti, aveva illuminato la Massoneria.
    Il gioco è pesante e scoperto in quasi tutta l'opera. Innegabilmente, Bertòla è stato uno dei massoni del 1700, ma nello stesso tempo era un uomo religioso, per quanto egregio peccatore. Perché si dimenticano gli aspetti religiosi delle sue “Notti” in onore di papa Ganganelli? Perché crollerebbe la mitologia massonica, e di conseguenza cadrebbe la falsificazione del suo discorso.
    L'avanzata massonica non si limita ai discorsi elevati per gruppi ristretti, ma si estende ai mezzi di massa come la televisione. Da poco arriva in Romagna il segnale di Rete 9 attraverso Telemare. Qui tutti i sabati alle 20 appare l'avvocato Mario Bacchiega che sparla della storia della Chiesa con una frenesia da curva sud durante un derby.
    Per saperne di più ho fatto alcune ricerche su Internet (e poi dite che è inutile): Mario Bacchiega pubblica libri nella collana intitolata Biblioteca massonica. Il proprietario di Rete 9 di Padova è tale filosofo Robi Osti, come ho ascoltato dalla sua emittente. Se è lo stesso Roberto Osti che due anni fa vinse una causa contro il Ministero PT quale titolare dell'antenna ATR di Rovigo, e se risiede ancora a Rovigo, risulta essere un amministratore condominiale. Potrebbe trattarsi di un'omonimia, ma a Padova non appare in elenco nessun Roberto Osti. Ma forse costui è un seguace di Diogene, vive in una botte e non usa il telefono. Come si dice, basta il Pensiero. 

    Tama 786 [17.12.2000]
    Perseverare

    Il libro (pressoché massonico) su Bertòla, del quale ho parlato la settimana scorsa, sarà presentato sabato 16 dicembre, in un incontro pubblico il cui titolo è tutto un programma: "Amante più dei salotti e delle alcove che dei chiostri...". La sacrosanta verità biografica rischia di tramutarsi in uno slogan da filmetto porno, mettendo in ombra figura, ruolo e caratteristiche del grande poeta concittadino. Pazienza, così vanno le cose nella società dello spettacolo.
    Passo ad un altro libro, di un conterraneo dei nostri giorni, Pier Luigi Celli, direttore della Rai, che ha scritto "Passione fuori corso". Ad Alain Elkan (su "Specchio") ha confidato: "Credo di avere alcune passioni. Una è certamente dire quello che penso, e questo può portare dei guai".
    Avere questa passione, è un guaio di per sé. Parlo per esperienza: permettetemelo, in una specie di bilancio non soltanto di fine anno, ma di chiusura di secolo. Se dovessi scrivere una pagina autobiografica al proposito, l'intitolerei "Cattiva educazione", per spiegare che quando ci hanno allevato al non dire bugie, a rispettare sempre e soltanto la verità, ad essere sinceri, a fuggire le ipocrisie, le falsità, le invenzioni mentali, hanno compiuto un'opera di corruzione morale, presentandoci un'immagine del mondo ed offrendoci istruzioni per l'uso, che non corrispondono a gran parte della realtà.
    In ormai diciannove anni di stesura di questa rubrica, credo di essere stato sempre limpidamente aperto nell'esprimere le mie opinioni, senza secondi fini o scopi nascosti. Quando nel settembre 1982 accettai la proposta di don Piergiorgio di comporla settimanalmente, ho commesso un errore della cui gravità mi sono dovuto accorgere lentamente mentre passava il tempo. Se il lettore scorre queste righe, e si diverte o s'arrabbia, resta un fatto privato tra noi due, me e lui. Ma c'è sempre un terzo, un Grande Fratello che s'impersona in varie sedi, in quelle sedi che, per fare un giornalismo decente e non da tappetino scendiletto, si vanno a punzecchiare, disturbare o semplicemente a citare, provocando reazioni nascoste, carsiche, che prima o poi riaffiorano. Credetemi. Non disturbare il manovratore, era un motto della Buonanima. Che ha tuttora seguaci numerosi e convinti nel ritenerlo una Verità Assoluta che tutti dovremmo rispettare. Poiché l'errore che ho compiuto è irreparabile, non mi resta che perseverare in esso? 

    Antonio Montanari
    (c) RIPRODUZIONE RISERVATA


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  • 2003 (marzo), al “Ponte”
    Signor direttore,
    le chiedo un piccolo spazio per aggiungere qualche notizia retrodatata all'interessante articolo apparso nel numero del 2 marzo del «Ponte», e relativo a «Quei 'muratori' del Grande Oriente».
    La ricostruzione parte dal 1972. Le considerazioni sull'attualità arrivano al recente convegno sul Tempio, alla presenza dell'assessore alla Cultura del nostro Comune in carica. Ecco, tra questi due estremi intercorrono molti altri fatti sui quali sarebbe noioso per il lettore che mi dilungassi analiticamente.
    Mi permetta quindi un riassunto estremamente ridotto, condensato in tre punti soltanto.
    1. Esiste un ruolo politico-amministrativo della Massoneria in città, che non è soltanto il folklore dei convegni esoterici. Questi convegni sono possibili perché la Massoneria è presente nelle varie istituzioni locali, più occultamente che apertamente (come anche il suo giornale ebbe occasione di specificare in occasione delle giornate riminesi del Grande Oriente).
    Se non si ha questa influenza, non si possono esprimere poi certe teorie, con l'impudenza di chi crea dei falsi e con il beneplacito di chi consente che essi vengano spacciati come verità.
    2. Senza questo ruolo politico-amministrativo della Massoneria a livello cittadino, non ci sarebbe stato nel 1998 un convegno (appunto massonico) organizzato dal Comune attraverso i suoi canali istituzionali quando l'assessore alla Cultura non era diessino ma un cattolico, preso ovviamente senza sua colpa nella rete di un tranello politico. Ma come c'insegna il Libro, occorre vigilare.
    Un amico massone allora mi confidò: per fortuna che ci siamo noi, altrimenti Rimini non avrebbe fatto nulla per un poeta così grande ed importante come Bertòla. Va dato atto al Ponte che di questa iniziativa ha parlato con chiarezza, dicendo pane al pane, e Massoneria alla Massoneria in processione con il povero Bertòla.
    3. Infine, una ventina di anni fa, la Dc presentò nella propria lista e riuscì a far eleggere quale consigliere comunale un noto avvocato riminese, massone, docente universitario a Bologna, uno dei ventiquattro reggitori dell'Accademia dei Filopatridi di Savignano, e ben conosciuto per la precedente appartenenza politica sua (e di tutta la sua influente famiglia) alla Destra che allora non si chiamava liberale tout court ed in blocco come oggi, ma si dichiarava con tutta legittimità missina (ed era ritenuta dagli avversari con altrettanta legittimità come neofascista).


    2007, al “Corriere di Romagna”, 12.07
    Il 12 luglio, su «Repubblica», Michele Serra ha parlato del «maglio dogmatico» abbattutosi sul mondo cattolico apostolico romano, eliminando ogni voce dissonante. Serra ha perfettamente ragione. Non esiste più quel «ricco dibattito intellettuale, in grado di coinvolgere e appassionare anche i non credenti».
    Ogni fenomeno ha le sue cause più vicine o lontane, secondo l'ampiezza dell'analisi che tenti di descriverle. Nella Chiesa italiana ha preso piede da oltre un decennio un'idea di apertura multiculturale fra le varie correnti intellettuali esistenti sul territorio come semplice ma inavvertito (e subdolo) cavallo di Troia delle posizioni più retrive che lentamente si sono fatte strada, ed hanno guadagnato posizioni di prestigio con la pretesa di essere le uniche in grado di difendere la Tradizione e la Verità della Chiesa di Roma. L'operazione è nata gettando fumo negli occhi con l'illusione del dialogo. Invece ha mirato unicamente ad imporre il monologo di certe realtà legate politicamente alla destra anche più estrema.
    Di queste cose ha parlato anche Umberto Eco nella «Bustina di Minerva» sull'«Espresso» di venerdì 6 luglio, nel pezzo intitolato «Guerre di religione». Eco osserva fra le altre cose: «… non è chiaro se siano i sanfedisti che hanno messo in movimento gli anticlericali o viceversa». E conclude che, come unica certezza, c'è «l'uso politico della religione fatto da fondamentalisti di segno diverso».
    La cosa che maggiormente impressiona e meraviglia in questa situazione, è la mancanza della proverbiale accortezza da parte delle Curie nel rendere potenti personaggi politicamente pericolosi non rispetto a linee di centro o centro-sinistra o addirittura di un moderatismo di centro-destra o persino di destra, ma proprio per la loro non nascosta simpatia verso istanze che contrastano direttamente con la Costituzione repubblicana.


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