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In una ironica cartina geografica dell'Italia, apparsa domenica scorsa nel Corriere della Sera sul tema dell'abolizione di 64 delle attuali 107 Province, ci hanno illustrato con queste parole: "Forlì-Rimini. Solo nel 1992, dopo anni di tentativi, Rimini è riuscita a distaccarsi dal territorio della rivale storica; ora sarà costretta a conviverci di nuovo". Per la cronaca, e sia detto senza offesa per nessuno, a quanto pare anche Forlì passa in ombra sotto il dominio bizantino di Ravenna.
Non sono convinto che, rotte le uova nel paniere durante il viaggio, la preparazione della frittata sia poi un grande successo gastronomico. Nulla si può scartare dal gran fascio delle ipotesi che i politici esibiscono, ma credo che sia difficile sostenere, come hanno fatto gli onorevoli Mazzucca e Pizzolante, che la "Grande Romagna" con Rimini, Forlì-Cesena e Ravenna conterà di più in Regione, nel Governo di Roma ed in Europa. La politica non è un viaggio con posto prenotato per tutti, ma ancora e purtroppo è un assalto alla diligenza. Chi se ne impadronisce, guida cavalli e viaggiatori dove vuole lui.
Lo Stato italiano si trova in una terribile emergenza. Così ci spiegano oggi, a pochi mesi di distanza dalle dichiarazioni del precedente Presidente del Consiglio secondo cui l'Italia era un Paese ricco, e la gente faceva la fila per entrare nei ristoranti di lusso. Temiamo la stessa sorte della Grecia e della Spagna. Una disoccupata di quest'ultimo Stato, Jessica Cabeza, ha scritto ad un giornale: "Non vedo banchieri in prigione né politici disoccupati".
La crisi finanziaria che corre impazzita per l'Europa, era stata prevista dall'allora ministro Tremonti che nel settembre 2008 disse: "Non è la fine del mondo, ma la fine di un mondo". Peccato che queste parole le avesse copiate da un editoriale a firma di Domenico Siniscalco. L'episodio in apparenza non significa nulla, ma indica una caratteristica drammatica della Politica italiana: del senno di poi son piene le fosse, come si diceva una volta.
La riduzione delle Province creerà più problemi e costi di quanto invece si spera di risparmiare. Una sola questione che riguarda i dipendenti: non possono esser tagliati anche i loro stipendi. Riorganizzare lo Stato si deve e si può, senza troppe chiacchiere e con amministratori competenti. Non basta fare gli eroi passando Rimini sotto Ravenna. Tutto fumo e poco arrosto. Cominciamo a risparmiare sul serio rinunciando alle armi, come gli F35. [Anno XXXI, n. 1090]Antonio Montanari
il Ponte, settimanale, Rimini, 29.07.2012
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