• Fellini giovane

    ANTOLOGIA

    «Ritratto di un artista da giovane»
    Fellini autore di testi radiofonici presentato dalla Rai
    , "il Ponte", 2002

    Venerdì primo febbraio sera, Radiotre ha trasmesso «Ritratto di un artista da giovane», un programma dedicato a Federico Fellini, del quale ha riproposto tre testi radiofonici degli anni 1941-42, ritrovati recentemente da Paquito Del Bosco presso l'Archivio di Stato di Roma e l'Archivio nazionale della Siae (Società Italiana Autori ed Editori). Paquito Del Bosco ne aveva dato notizia al convegno riminese della Fondazione Fellini (1997) con una comunicazione intitolata «Radio Fellini» (ora in «Federico Fellini da Rimini a Roma 1937-1947», Capitani ed. 1998, pp. 94-96).
    L'allestimento è stato curato da Idalberto Fei, con la partecipazione, tra gli altri, di Paolo Poli, Sandra Milo, Gisella Sofio e Riccardo Garrone. Il critico teatrale Rita Cirio ha portato la sua testimonianza sul regista riminese: Fellini, ha detto, amava i libri, non la radio o la televisione; questi testi sono piccole commedie musicali ispirate ad un «surrealismo bonario» che è rimasto nei suoi film.
    Agli allestimenti originali aveva partecipato quale regista Silvio Gigli. Durante l'esecuzione di questi lavori, Federico conobbe all'Eiar (la Rai del tempo) Giulietta Masina che sarebbe divenuta sua moglie.
    In «Se ci sei canta una canzone» (1942, scritta con Riccardo Maccari), appare il «grande Olaf», il mago che sa tutto, non un ciarlatano qualsiasi, un «vero fenomeno». Tre clienti bussano alla sua porta, accolti dall'Ancella-segretaria che, come si scoprirà alla fine, è quella che anima nascostamente le sedute spiritiche emettendo le vocine oltremondane e ponendo sul piatto del grammofono le canzoni a cui le anime dei trapassati affidano la testimonianza della loro presenza.
    Interviene prima Quercia Verde, spirito arrabbiato con i medium in generale, che la seccano con le più assurde pretese (qualcuno ordina di andar a prender un bicchiere d'acqua, oppure di pulire i pavimenti, chiedono persino cento lire in prestito, o di radergli la barba). Poi, arriva una delle sorelle Tulipano, corteggiate invano da uno dei presenti (avaro e bugiardo). Assente invece Giuseppe: ha telefonato che non può venire perché ha l'influenza, annuncia la deliziosa voce dell'Ancella (Gisella Sofio). Quando è il momento di zia Marisa, la stessa Ancella è costretta ad annunciare che la buonanima è impedita di cantare perché sono finite le puntine del giradischi. Di qui la rissa conclusiva, con la scoperta del grammofono celato dietro l'immancabile tenda dello studio magico.
    In «Una lettera d'amore» (1942, del solo Fellini) Roberto ed Adrianella sono due innamorati che il destino separa perché lui scappa dal suo paesello in città per cercare lavoro. Promettono di mandarsi ogni giorno una lettera con i loro segreti ed i loro pensieri. Ma purtroppo i giovani non sanno né leggere né scrivere, e quindi per tener fede alla promessa s'inviano soltanto dei fogli bianchi, come la stessa Adrianella aveva escogitato. Lì sopra, Roberto ed Adrianella leggono «le più belle frasi d'amore». Poi lui impara a scrivere e non vuole più bene a lei. Manda ad Adrianella un foglio bianco, dicendole che ora non l'amava. Lui si sposa, ma lei non lo sa, anzi lui continua a spedirle i suoi fogli bianchi dove Adrianella legge sempre «le più belle frasi d'amore». La ragazza gli risponde di continuo, al punto che la moglie di Roberto s'insospettisce, parla di pazzi, vorrebbe avvisare la polizia. Ma Roberto continua a spedire i fogli in bianco ad Adrianella, che ogni volta s'illude di essere ricambiata e continua a sperare. (Il narratore di questa scena è stato lo scrittore Giorgio Pressburges, che dirige l'Istituto di cultura italiana a Budapest, dove i tre testi felliniani sono stati di recente presentati in anteprima, tradotti in ungherese.)
    Infine, «Vuoi sognare con me?» (1941, di Fellini-Maccari), racconta la storia di una città posta sopra una nuvoletta rosa vicina alla Luna, dove la gente, appena si addormenta, comincia ad arrivare per vedere sogni meravigliosi. E' un luogo sempre aperto, l'orario permette di accogliere anche i libertini nottambuli che arrivano alle sette del mattino, quando gli altri se ne vanno, per cominciare a svegliarsi ed a vivere. Ci sono parodie musicali che intercalano il testo recitato. E' una specie di interpretazione gozzaniana della psicanalisi, con lo studente che interroga severamente sulle squadre di calcio gli odiati professori, o i tre austeri docenti di liceo che borbottano di non aver voglia d'andare a scuola.
    La trasmissione di questo «Ritratto di un artista da giovane» testimonia la vivacità della radio non chiacchierata od urlata, ma condotta con l'intelligenza che caratterizza la terza rete della Rai.
    Antonio Montanari
    "il Ponte", 2002, n. 6


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