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Fondazione Fellini
Fatto riminese, scena nazionale
La vicenda della Fondazione Fellini non è una periferica lite di cortile. Per il livello dei suoi protagonisti, ha risonanza nazionale. Il 17 agosto il sindaco di Rimini ha accettato le dimissioni presentate dal direttore Vittorio Boarini per denunciare il rovesciamento dei buoni propositi fatti balenare dagli enti interessanti. Il sindaco ha manifestato la speranza che Boarini in futuro eviti colpi di coda "velenosi".
Tutto il veleno possibile è già stato distillato negli ultimi mesi, non contro la Fondazione Fellini ma proprio verso Rimini nel suo complesso, dalle autorevoli voci che elenchiamo. Ha cominciato il 4 giugno Pupi Avati, presidente dimissionario, confidando a Manuela Angelini del Corriere Romagna che i riminesi hanno la cattiva abitudine di dare ragione a chi parla con la voce più alta.
Il 12 agosto sulla Stampa, Fulvia Caprara ha raccontato che il regista Giuliano Montaldo, candidato presidente, era giunto a Rimini soltanto per fare il gran rifiuto, avendo letto cose poco simpatiche sull'età sua e del futuro presidente onorario, Ermanno Olmi: "Ci hanno dipinto come due vegliardi". Caprara chiudeva il suo lungo pezzo con l'amara constatazione: "Il quadro è desolante".
Su "Repubblica" il 14 agosto Boarini si sfogava con Brunella Torresini, accusando Comune e Provincia di voler fare tabula rasa della Fondazione, indebitata per 340 mila euro. La Provincia due giorni prima per bocca del suo presidente Stefano Vitali parlava di pressappochismo gestionale e di una commedia all'italiana circa il rifiuto di Montaldo. Il 14 agosto il titolo del Corriere Romagna diceva tutto del veleno in circolazione, "Boarini: non resto in una simile città". Il 22 agosto si è appreso che l'ultimo (per ora) ad andarsene dalla Fondazione, è il prof. Mario Sesti, regista e critico, considerato molto vicino agli eredi di Fellini.
Rimini non ha nessun amore particolare per Federico. Lo sosteniamo da molto tempo. Nel novembre 1998 scrivemmo: ai riminesi, di Fellini, non è mai interessato nulla, perché essi sono così 'pataca' proprio come il grande regista li ha ritratti in "Amarcord" (che non è pura autobiografia, ma soprattutto la feroce descrizione di un carattere collettivo).
Aggiungevamo che una conferma veniva dalla decisione della Fondazione Fellini di trasferire nel 1998 da Rimini a Bologna l'annuale convegno dedicato al regista, perché quello del 1997 qui non aveva visto alcun interesse aldilà dei soliti addetti ai lavori. [1005]
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