• Le bagnanti dalla Senna

    InternetLe bagnanti dalla Senna

    Siamo lieti per l'imminente arrivo in città delle bagnanti dipinte da Manet sulla Senna (1862), grazie all'impegno profuso da alcuni imprenditori locali. Detto tra parentesi, il Comune non ha più un euro per comprare libri alla Biblioteca Civica Gambalunga. Speriamo che i visitatori delle bagnanti di Manet non subiscano il programma di un'amica piemontese, imbarcata la scorsa primavera verso Rimini ed una mostra d'arte, percorsa nel pomeriggio, poi la mattina dopo avviata a Forlì per analoga manifestazione. Null'altro di Rimini ha visto od apprezzato, tolto l’illustre contenitore della mostra, Castelsismondo.
    Ha ragione Mauro Gardenghi: se non ci fosse stato il mercato bisettimanale, moltissimi turisti italiani e stranieri non avrebbero mai attraversato la ferrovia, e conosciuto il nostro centro storico. Che, nei pomeriggi di questa estate, è pieno di comitive di giovani mai apparsi anni fa. Buon segno. Oggi turisti e non viaggiano molto a Rimini, attraversando la ferrovia come dice Gardenghi. Ma sapete che cosa cercano? I grandi, mitici centri commerciali.
    Dalla vita di ogni giorno inoltriamoci nella foresta di carta degli archivi che raccontano Rimini. Un libro del compianto Giampaolo Dossena parla del volume d'un autore locale: "... l'ho sfogliato e l'ho messo da parte con un oscuro senso di ribrezzo sul quale non ho voluto indagare".
    Altra notizia. Luglio 2009, le quattro sedi romagnole all'Alma mater studiorum di Bologna, sono reclamizzate da un manifesto che prende alla lettera la definizione di "corpo accademico". Raffigura fanciulle in tutina bianca e slip nero, e con il nome di Cesena, Forlì, Ravenna e Rimini stampato sul cuore: nessuno, per amore di cultura e rispetto della tradizione, osa pensare che sia impresso soltanto sul petto. Il tutto sotto la sigla delle fantastiche quattro sedi, "il massimo per i tuoi studi universitari". Gli sponsor messi sotto accusa, rispondono: "Non si sfrutta il corpo femminile ma si rappresentano quattro città". Occorre essere sponsor per capire certe cose. Che sfuggono invece alle docenti di Bologna le quali protestano, denunciando il ricorso al "prototipo delle veline che, soprattutto in questo momento, è estremamente negativo".
    Il massimo del velinismo alla nostra Università si era registrato nel 2005 con l’arrivo di Lapo Elkan, allora noto soltanto per l'allergia ai congiuntivi e non ancora protagonista (ottobre successivo) dello scandalo con un anziano travestito. [1004]

    [Alla pagina del 1998 su Giampaolo Dossena ed il Tempio malatestiano.]


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