• Quel pavone del ponte

    Era un ardito simbolo di Rimini

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    Sul ponte di Tiberio tempo fa c'era un simpatico pavone. Si esibiva con grazia in una scena felliniana. Ad un forestiere che mi chiedeva il perché fosse presente proprio alla porta antica della città, risposi che era un ardito simbolo di Rimini, che ama appunto pavoneggiarsi soprattutto quando non ne ha il più pallido motivo.

    A riprova della mia opinione, posso portare esempi ricavati da un itinerario che (partendo proprio dal ponte di Tiberio) risale sino alla rocca malatestiana. Sulla vecchia circonvallazione incontriamo l'edificio della Mutua, come la chiamano i riminesi (il nome burocratico è Dipartimento cure primarie), che dovrebbe essere abbattuto per far posto al mercato. Il quale mercato dovrebbe essere trasferito dalla porzione di piazza Malatesta destinata ad essere trasformata nel fossato della rocca, in origine profondo otto metri.
    Ma chi deve pagare il fossato, già da tempo dichiara che esso non è una priorità. Mentre chi vuol vendere il palazzo della Mutua ha spiegato ai cittadini (2007) che esso è frequentato da pochissime persone. Ovviamente la competente autorità amministrativa non era ben informata. Perché la cifra di 50 prelievi al giorno dichiarata allora alla stampa, non corrisponde alla verità dei fatti che sono sotto gli occhi di tutti: chi entra in quell'edificio (prima del 2007 sottoposto a lunghi e costosi lavori di manutenzione), non lo fa per errore.

    Guidati dal dolce ricordo del pavone del ponte di Tiberio, volgiamo le spalle alla rocca ed al suo futuro fossato olimpico di otto metri (che immaginiamo con annessa scuola navale per vogatori), e diamo un'occhiata al cosiddetto teatro Galli. Il nostro pensiero si rabbuia. Tanti soldi sono stati spesi nella telenovela dei progetti, non si sa da dove verranno quelli necessari per ricostruirlo (con le macerie del Novelli?), e soprattutto nessuno ha la più pallida idea né in città né in regione di quanto verrà a costare la gestione di un vero e proprio teatro che funzioni non soltanto come sede del consiglio comunale (a Rimini siamo capaci di tutto).

    Il mio pessimismo parte dall'amara constatazione che nulla è successo negli ultimi anni per il tanto celebrato palazzo Lettimi, lasciato al Comune da quella famiglia per la scuola di musica, e dal Comune trasferito all'Università per la sua sede di rappresentanza. Rudere era, resta, e per tanto tempo ancora resterà. Lo stesso dicasi per la biblioteca di San Francesco, al Mercato coperto. [996]

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