• Si fa presto a dire Bendandi

    Un mese fa Tizio comincia a parlare in famiglia di quanto crede d'aver letto: la profezia di un terremoto previsto a Rimini l'11 maggio. Tizio ha collegato due notizie. La prima riguarda la profezia, divulgata con un falso (Raffaele Bendandi da Faenza, 1893-1979, nulla scrisse al proposito) e riferita a Roma. La seconda è tutta locale: da tempo gira la voce che prima o poi per la legge dei cento anni la nostra città subirà un disastro come quello del 1916.
    Se non erro il primo allarme è apparso sul Carlino nel 2010 con un'intervista ad un responsabile tecnico comunale che non è esperto di questioni geologiche. La legge dei cento anni era apparsa molto tempo fa, in altre dichiarazioni politiche di un assessore riminese, a proposito delle piene del fiume Marecchia, senza dichiararne la vera paternità: un illustre medico tuttologo vissuto nel 1700.
    Dopo la diffusione della falsa profezia romana, s'è aggiunta un'altra serie di notizie relative ad iniziative di tecnici locali per mettere in sicurezza le abitazioni della nostra città. Per cui nella mente del Tizio citato, c'è stato un corto circuito neuronale di cui ha fatto le spese la sua famiglia, inutilmente allarmata. A Roma l'11 maggio scorso non è accaduto nulla. La Terra ha tremato nel Sud della Spagna, provocando delle vittime.
    Bendandi non è mai stato uno di quelli che, per principio d'autorità, pretendono di aver ragione su tutto, e non soltanto nelle materie che frequentano. Era semplicemente un simpatico eretico (autodidatta, licenza elementare) che scompigliava la matassa del sapere ufficiale. Non ha mai preteso cattedre. I cronisti di mezzo secolo fa lo consideravano stravagante ed irriverente frequentatore della Scienza nella pigra vita di provincia, in quell'Italia che dava il meglio umilmente senza pretendere trofei od onorificenze, vivendo in case di campagna intese non come ville di lusso, ma luoghi modesti in cui si teneva la chiave nella porta senza alcun timore.
    Oggi siamo assediati da carrieristi che vogliono celebrità scambiando il mondo per il proprio cervello. Sono un poco esoterici come antichi sapienti orientali, e molto integrati nel sistema quali manager culturali che, raccontando le più astruse invenzioni, cercano di ipnotizzare i pubblici ascoltatori, dopo aver sedotto i mecenati privati. Qualcuno osa l'inosabile. Dichiara di tradurre dal latino: ma usa soltanto una vecchia versione francese per rendere con certezza in italiano la lingua di Virgilio. [1040]

    "il Ponte", Rimini, 22.05.2011


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