• Chi ha pronunciato le tre frasi che seguono? "No, non mi sento uno sconfitto. Mi sento in battaglia, fermamente intenzionato a combattere..."; "Non ho nessun potere, sono come la regina Elisabetta"; "Ieri mi ha chiamato persino Obama, che in politica estera è un principiante, è un ragazzo".
    Piccolo sondaggio telefonico tra amici. Chi è stato chiamato da Obama? Risposta unanime: soltanto una signora tedesca dura come la cancelliera Merkel può aver pronunciato così arroganti parole. Chi non si sente sconfitto? Troppo facile, altra risposta fissa: il leader libico Gheddafi. Ed infine, chi si paragona alla regina d'Inghilterra sentendosi senza alcun potere? Una bella risata ha preceduto la certezza comune a tutti gli interlocutori: non può essere che il presidente del Consiglio italiano.
    Le risposte raccolte nel sondaggio sono completamente sbagliate. Neppure una ha fatto centro. Chi si sente in battaglia, non è Gheddafi, ma il presidente della Camera italiana Fini. Il quale, rinnovando dal settimanale "L'espresso" la sua sfida politica a Berlusconi, ha confidato di giocarsi tutto. Silvio, ha aggiunto, è l'opposto dei princìpi liberali che predica, e non tollera alcun tipo di dissenso.
    Prevedo l'obiezione: le risposte del sondaggio non sono sbagliate perché, secondo Fini, Berlusconi è un tipo come Gheddafi. Ed infatti come il capo libico, anche il nostro premier (28.02) vorrebbe una Costituzione su misura: quella attuale priva "il presidente del Consiglio di ogni potere". Se una legge del governo "per caso al capo dello Stato non piace", essa ritorna al Parlamento; e "se non va giù ai Pm di sinistra, ricorrono alla Corte costituzionale che la abroga".
    Berlusconi (25.02) è invece quello che considera Obama "un principiante, un ragazzo", incapace di avere idee chiare sulle questioni estere che invece a lui sono molto chiare perché ha preso lezioni private dalla "nipote di Mubarak", che poveretto proprio per questo fatto è stato cacciato di casa.
    E sapete perché ha preso lezioni private dalla "nipote di Mubarak"? Andato in Egitto aveva detto dello "zio" di lei, come testimoniano i telegiornali, che Mubarak era al governo da 30 anni e gli avrebbe dovuto spiegare come aveva fatto a durare tanto. Grazie a quelle lezioni, il nostro premier avrebbe voluto trovare la strada per avere più potere, dato che oggi da noi comanda l'opposizione che gli impedisce di governare. Ma il paragone con la regina Elisabetta (24.02) è soltanto di Gheddafi. [1030]

    Antonio Montanari
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    il Ponte, Rimini, 6 marzo 2011


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  • L'Inps smaschera i falsi invalidi. Non sono una generazione spontanea. Le loro truffe hanno molti padri e madri organizzate. C'è un altro fenomeno a cui però non si vuol trovare rimedio, quello dei finti validi. Ovvero degli inesperti spacciati per esperti in varie forme della vita pubblica. Conobbi anni fa un maturo studente universitario. Lo chiamai dottore, perché lo credevo medico. Mi fu spiegato che nella sua Facoltà attendevano che si laureasse per assegnargli una cattedra già destinata a lui.
    L'Italia forse va a rovescio più di tanti altri Paesi, ma ci sono ancora in giro persone oneste. Come il giornalista Mimmo Lombezzi che lavora a Mediaset e che sulla Stampa ha scritto una lettera aperta a Ilda Boccassini (attaccata ridicolmente sul bacio dato trent'anni fa ad un fidanzato comunista), per ringraziarla di quanto fa in Magistratura e per ricordare agli smemorati che in Italia, unico Paese in Europa, ci sono stati 24 giudici massacrati dalla criminalità organizzata. Ringraziamo anche Lombezzi.
    Emilio Fede invece ha rimproverato a Repubblica di scrivere storie pruriginose suggerite dallo Spirito Santo, mentre è noto che si trovano in ben conosciuti verbali. Se un navigato cronista che si chiama Fede ricorre alla fede per deridere i colleghi, temiamo che la prossima volta voglia scomunicarli evitando i processi canonici, come chi gli sta vicino cerca di scansare quelli giudiziari.
    Ha trovato una risposta il nostro interrogativo sull'ultimo numero: Italia, festa o festini? È certo, il governo ha deciso la festa, riscuotendo l'apprezzamento del capo dello Stato. Ma i ministri leghisti si sono ribellati: è una follia incostituzionale, secondo Calderoli. Dunque è qui la festa, forse. Certo è che meno dubbi ci saranno per i festini. Ognuno può divertirsi come vuole, dicono certi prezzolati interpreti della Costituzione ad uso del principe.
    Mario Borghezio ospite in tv di Lilli Gruber prima ha spiegato che il comico Benigni, "storico ufficiale delle celebrazioni" unitarie, al festival di San Remo ha detto fregnacce tranne quando ha citato il libro di Aldo Cazzullo "Viva l'Italia" (con cui stava scontrandosi, impedendogli di parlare). Poi ha ripescato il tema della Resistenza quale guerra civile, per concludere che essa non è un fattore unificante, perché divide. Una parte ha vinto e l'altra ha perso. Gli sarebbe certamente piaciuto un pareggio tra chi aveva creato i campi di sterminio per gli Ebrei, e chi era salito in montagna. [1029]

    Antonio Montanari
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    il Ponte, 27.02.2011


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  • Ma è festa o non è festa per i 150 anni dell'unità d'Italia? Il dubbio del CorSera è pure nostro. Unica certezza, sono quei festini che hanno spinto Giuliano Ferrara a tuonare da Milano contro puritani e giacobini, contro il golpe moralistico della Magistratura e i suoi metodi da inquisizione spagnuola, contro il giornalista Santoro, il costituzionalista Zagrebelsky già presidente della Suprema corte, il presidente Scalfaro ecc.


    Ferrara ha invitato il premier a tornare ad essere quello del 1994, a parlare di economia dalla tv. Stupendamente perfido il titolo della Stampa, "L'odore del sangue resuscita Giuliano", con una chiusa altrettanto macabra: "Ferrara è tornato in campo. [...] Forse chissà, è tornato anche perché sente odore di battaglia finale, e l'idea di cercar la bella morte non lo disturba, anzi". Certo è che Ferrara per natura è portato ai toni esagerati. A 17 anni, nel marzo 1968 di Valle Giulia, Ferrara ha il loden, i riccioli al vento ed un bastone in mano. Se avesse trovato la testa di un avversario da colpire, l'attrezzo sarebbe stato pronto per l'uso. Nel 1995 dichiara che "Chi è sempre una cosa sola è un cretino".


    Il 18 giugno 2009 dal Foglio inizia una sua personale battaglia: "Berlusconi deve liberarsi della molta stupidità e inesperienza politico-istituzionale che lo circonda". Già l'anno prima la signora Brambilla aveva indicato in Ferrara l'uomo capace di "riportare la politica sul terreno anche delle idee e dei principi" nel suo partito.


    Lo stesso 12 dicembre nella stessa Milano, i ragazzi della nuova destra di Fini contestano il Giornale di casa Berlusconi, al grido sommesso di "tornate ad essere quelli dei tempi di Montanelli". Il 1994 invocato da Ferrara è l’anno in cui Montanelli lascia il suo Giornale in dissidio con Berlusconi, di fatto nuovo editore dal 1990 tramite il fratello.


    Nel 1995 chiudendo la Voce vissuta 12 mesi, Montanelli definisce l'Italia un pantano. Ha il consueto tono di disprezzo verso chi non la pensa come lui. Nel 1972, negli anni di piombo, accusò Camilla Cederna di drogarsi con l'afrore dei bombaroli. Tra loro c'era Pietro Valpreda indicato da Bruno Vespa in tv come il mostro di Piazza Fontana. Montanelli paragonava la Cederna alla soubrette Wanda Osiris. Stesso esibizionismo teatrale.
    Se non festeggeremo i 150 anni dell'unità, potremo mettere a frutto la lezione dei festini e le parole di Nicole Minetti: la bellezza è un punto di forza, un potere che viene da dentro. [1028]

    Antonio Montanari
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    il Ponte, Rimini, 20 febbraio 2011


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  • Tommaso Padoa Schioppa nel 2007 definì bellissime le tasse. Gli rimproverano ancora quelle parole. Aveva ragione. Dalla consapevolezza che le tasse sono il piedistallo della democrazia nacque, nel 1773 con la rivolta del tè a Boston, l'idea moderna di Stato. Con le imposte nasce il patto sociale fra cittadini che altrimenti sarebbero servi di un signore feudale o sudditi di un sovrano assoluto.
    Giuliano Amato è stato accusato di volere una tassa patrimoniale. Lui risponde: non è vero, e mi trovo nella stessa situazione del signore anziano di Napoli seduto sulla tazza del bagno durante un bombardamento che fa crollare la facciata del palazzo dove abita. All'arrivo dei pompieri il signore dichiara: ho tirato la catenella dell'acqua e boom.
    Nel Corriere Romagna si è letta una specie di rubrica sui tabù da infrangere, intitolata "La provocazione è il sale della vita", a firma di un noto riminese. Un lettore mi scrive che quel testo è ricopiato pari pari dal sito di un docente universitario di Antropologia a Napoli, Marino Niola. Ovvio, è stata una vera provocazione: non produrre ma riprodurre.
    A proposito di lettori. Quello che qui ha protestato per il Tama 1023, ha lo stesso cognome ma diverso nome di chi nel 2002 per il Tama 829 inviò una lettera di analogo contenuto censorio in difesa del presidente Berlusconi.
    Piero Ostellino tiene sul Corrierone una magistrale rubrica di Filosofia politica destinata ogni settimana a smentire il proprio titolo, "il dubbio". L'ultima puntata tratta della violazione dei diritti individuali di una ragazza buttata giù dal letto dai poliziotti alle sei del mattino. Ostellino dichiara con una certa arroganza di essere paladino non di Berlusconi ma soltanto di Popper, Croce, Locke, Hume, Kant, Mill.
    Dimentica un piccolo particolare nello sfarfallio dei tanti illustri nomi esibiti come il rullo di tamburi durante la corsa sul filo di un atleta al circo. Dimentica che a quella ragazza la Polizia è arrivata tramite il suo convivente, fermato con tre chili di coca sull'auto non loro ma intestata a Nicole Minetti.
    In un box in uso a quella ragazza, c'erano poi 9,6 kg. di coca, per cui il convivente il 27 gennaio è stato condannato a otto anni di carcere. Ovviamente i magistrati non hanno ascoltato né Ostellino né Popper etc. Però Ostellino dovrebbe informarsi sui dati di fatto prima di accusare di violazione dei diritti individuali, anche se pensa (come sostiene altrove) che l'Italia è uno Stato canaglia. [1027]

    Antonio Montanari
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  • Eklablog MalatestiI politici non sono bugiardi. Soffrono di amnesie e si offrono alle bugie. Mai fulminati sulla via di Damasco, cercano sempre una via d'uscita. Se governano, si credono infallibili. Prendono per inganni e tradimenti le divergenze dei compagni d'avventura. Pardon, dei colleghi di viaggio. La parola compagni è ormai un raro oggetto che soltanto il nostro premier scova nelle bancarelle dell'usato e ripropone ai comizi.
    B. ci aveva messo poco a convincere i suoi elettori: la crisi economica italiana era psicologica e frutto di disinformazione. Poi aveva rovesciato il discorso: grazie a lui, ne eravamo usciti senza esserci entrati. Potevamo stare tranquilli. Ma Tremonti, con quel perfido sorriso da tignina, proprio il giorno della Befana ha diffuso la voce che la crisi non è finita, e che siamo messi male: è come un videogioco con tranelli che non finiscono mai. Dove l'avrà letto? Quando nel 2008 parlò di fine non del mondo ma di un mondo, ricopiò da un editoriale di Domenico Siniscalco sulla Stampa del 7 luglio intitolato "Oltre la crisi globale".
    Sai la felicità di B. già abbattuto per l'articolo di fondo di Capodanno, firmato sul Corrierone da Mario Monti: l'Italia è stata rovinata da due illusionismi, la dottrina di Marx e la personalità di Berlusconi. Il sabato dopo, la Stampa rincarava la dose. Il capo del governo non era andato a Reggio Emilia per la giornata del Tricolore, celebrata dal capo dello Stato. Marcello Sorgi invitava il premier a rompere il suo rumoroso silenzio sui 150 anni della nostra Unità, e a dire come la consideri. Con minor eleganza, Ugo Magri spiegava che nel pensiero debole di B. sta il segreto del suo potere: tace quasi sempre, con l'eccezione del discorso alto e nobile del 25 aprile 2009 ad Onna.
    Il massimo della sfortuna è toccato a Sandro Bondi. Domenica 9 sul Corrierone ha lanciato la proposta di intese bipartisan guardando ad Obama. Nelle stesse ore l'attenzione era attirata dalla strage compiuta in Arizona da un 22enne lettore di Hitler e Marx, per colpire una deputata democratica moderata ebrea, Gabrielle Giffords. Il cui nome era stato inserito dalla signora del partito del tè Sarah Palin nella lista dei politici a cui sparare per l’appoggio alla riforma sanitaria di Obama. I seguaci della Palin avevano definito la Gifford un clown, una comunista, una puttana delle lobby. Lo scorso ottobre B. promise: Daniela Santanché sarà la nostra Palin. La ammirava pure il liberale Piero Ostellino. [1023]

    Da il Ponte, Rimini, 16 gennaio 2011


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